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L'agnello e il lupo? In rosso e giallo. La volpe e l'uva? In bianco, verde e arancio. Il cavallo e l'asino? In lilla e rosso. Il topo e l'elefante? In tutte le sfumature dell'arcobaleno. Ovvero, gli animali di La Fontaine e i colori di Chagall. L'arguzia della penna e il tocco onirico del pennello. Raramente, nella storia della letteratura e dell'arte, si sono prodotti connubi di tale portata creativa, e ancora più raro è che l'esito finale abbia preso la forma di un libro. Tutto cominciò tra il 1926 e il 1927, quando il grande artista russo diede vita a un ciclo di quadri dedicato alle storie del celebre maestro francese. Ne scaturì una serie di mostre a cavallo dell'Europa: Berlino, Bruxelles e Parigi, che esposero un centinaio di tavole ed ebbero un immediato successo, tant'è che tutte le opere trovarono subito un acquirente e s'inabissarono nei meandri delle collezioni private. Di quello straordinario incontro tra l'arte e le lettere si perse memoria finché, quando esplose la fama internazionale di Chagall, alcuni musei allestirono le prime retrospettive su di lui: quei «favolosi» animali cominciarono a uscire dalla tana e il lavoro certosino di curatori e istituzioni museali consentì il recupero di poco più di quaranta delle gouaches originali da cui erano state tirate le incisioni. Ed è da qui che nasce questa edizione. Ma una tale première non poteva presentare al pubblico i testi di La Fontaine nella traduzione italiana ottocentesca: è al 1885 che risale infatti la versione corrente delle favole di La Fontaine, quella di Emilio De Marchi. Le quarantatrè "Favole a colori" qui raccolte offrono invece la nuova, originale e brillante traduzione in versi di Maria Vidale.